8. Surrealismo – Il Manifesto Surrealista

André Breton (Tinchebray, 19 febbraio 1896 – Parigi, 28 settembre 1966) è stato uno dei più importanti innovatori del ‘900. Lo ricordiamo soprattutto per aver scritto, nel 1924, il Manifesto Surrealista, dando vita all’omonimo movimento artistico e diventandone, per diritto, principale centro di gravità.

Il surrealismo nasce certamente grazie a, e per colpa di, Freud: “Molto opportunamente Freud ha concentrato la propria critica sul sogno; è inammissibile che su questa parte importante dell’attività psichica ci sia soffermati ancora così poco” (Breton).

Freud e la psicanalisi influenzarono moltissimo l’arte e la letteratura del primo novecento: in letteratura l’esempio più immediato è la tecnica del flusso di coscienza (stream of consciousness), ampiamente usata da Joyce, Virgina Woolf, Kerouac, Burroughs, e in Italia da Svevo e Pirandello – ovviamente questa è una lista solo parziale.

Quando si parla di surrealismo è importante anche specificare che non nacque confinato alle arti visive, come oggi potremmo pensare di fronte ad un Dalì, ma ebbe un respiro più ampio: abbracciò poesia, letteratura, cinema, teatro. È importante anche chiarire che esistono opere surrealiste e tecniche surrealiste: l’utilizzo di tecniche surrealiste non implica necessariamente che anche le opere lo siano.

Partiamo dalla definizione, suggerita dallo stesso Breton: “Surrealismo, s.m. Automatismo psichico puro per mezzo del quale ci si propone di esprimere, o verbalmente, o per iscritto, o in qualsiasi altro modo, il funzionamento reale del pensiero. Dettato del pensiero, in assenza d’ogni controllo esercitato dalla ragione, al di fuori d’ogni preoccupazione estetica o morale.”

Surrealismo è quindi andare “sopra il reale”, e non nell’accezione che si può dare usando, a torto, l’improprio sinonimo irreale; piuttosto in quel “Über – oltre” un po’ nietzschiano che raggiunge la vera realtà andando al di là della realtà visibile, quella filtrata da ragione, dalle preoccupazioni estetiche, da leggi e convenzioni, e più in generale dalla morale.

Per i surrealisti il sogno è una sorta di epifania: un mezzo incredibilmente efficace per indagare sull’animo umano, per comprendere la vera natura umana, quella propria e quella altrui. Al di là di quello che si possa pensare oggi sui sogni, della loro funzione biologica e, a seconda della scuola di pensiero, che siano o meno interpretabili per comprendere se stessi, quel che importa adesso è mettere a fuoco il contesto del 1924: siamo in un’epoca in cui l’Interpretazione dei Sogni (1899) è una sorta di testo sacro.

Lo è certamente per Breton e per i surrealisti: “Il surrealismo si fonda sull’idea di un grado di realtà superiore connesso a certe forme di associazione finora trascurate, sull’onnipotenza del sogno, sul gioco disinteressato del pensiero. Tende a liquidare definitivamente tutti gli altri meccanismi psichici e a sostituirsi ad essi nella risoluzione dei principali problemi della vita.

Il surrealismo è indubbiamente una delle avanguardie più importanti nel ‘900; è impossibile non citare il surrealismo quando si parla di arte contemporanea. Nella Scrittura Creativa, il pretesto del surrealismo è quello di usare le loro tecniche, le loro suggestioni, le loro meravigliose ispirazioni. Noi stiamo per farlo: il viaggio è appena iniziato.

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